ABC Trota Lago - Rivista: "Pianeta Pesca" (dicembre 2015)
Cos’è la Bombarda?
Per chi se lo fosse “perso”, sullo scorso numero della rivista (mese di novembre), è stato pubblicato il primo articolo della rubrica intitolata: “ABC trota lago”, attraverso il quale ho introdotto l’argomento trota lago trattando, in modo molto “rapido” e sintetico, tutti gli aspetti di questa tecnica di pesca. A seguito di un’infarinatura generale, utile soprattutto a tutti coloro che fossero estranei a questo argomento, iniziamo ora, con questa seconda uscita, ad approfondire, uno alla volta, i numerosi aspetti che caratterizzano questa tecnica di pesca cominciando a “parlare” di: bombarde. Con il termine "Bombarda" ci si riferisce ad un “piombo” di balsa, in eva, o di altri compositi plastici; che viene utilizzato come zavorra per realizzare una delle più popolari lenze per la pesca della trota in lago. Essa, a differenza di un normale piombo, grazie al suo peso, consente di raggiungere lunghe distanze di lancio ma, a seconda delle proprie caratteristiche, consente al tempo stesso, di poter essere recuperata agevolmente sia in superficie che sul fondo.
Il fattore “G”
Su ogni bombarda, indipendentemente dal produttore, sono riportati 2 dati: il primo che ne indica il peso, espresso in grammi, della zavorra stessa (10gr, 15,gr, 20gr, ecc..); mentre il secondo, denominato: “G”, il quale sta ad indicare il peso che essa assumerà una volta in acqua e quindi la sua velocità di affondamento. Una bombarda, di qualsiasi grammatura, ma con fattore “G =0 non affonda per niente bensì galleggia, una avente fattore “G”=1 affonda in acqua come se fosse un piombino da 1gr, una invece con fattore “G”=4 affonda in acqua alla stessa velocità alla quale affonderebbe un piombino da 4gr, e così via. Proprio grazie a queste caratteristiche possiamo suddividere, le bombarde in 3 grandi categorie: le bombarde aventi un fattore “G” compreso, indicativamente, tra G0 e G3 sono considerate: “bombarde galleggianti o da superficie”, quelle con fattore “G” da G4 a G6 vengono inserite nella categoria: “bombarde semi-affondanti”; mentre le bombarde aventi fattore “G” da G7 in su vengono definite “bombarde affondanti”. Vi sono oggi, in commercio, moltissime tipologie di bombarde che si differenziano tra loro per forma, colore e per i materiali con i quali vengono realizzate oltre che per il marchio che le produce o che le distribuisce. In molti casi però, a causa della scarsa qualità dei materiali utilizzati, piuttosto che per la superficiale cura con cui vengono prodotte o per la mancanza di un minuzioso controllo si rivelano poco fedeli rispetto ai dati riportati; in particolar modo per quanto riguarda il fattore “G”. Confrontando in acqua due bombarde apparentemente identiche, dello stesso produttore, della stessa grammatura e aventi lo stesso fattore “G” può infatti capitare che una affondi più velocemente dell’altra; questo proprio a causa di una mancanza di precisione durante la loro produzione. E’ facilmente intuibile che questa mancanza di fedeltà può compromettere l’azione di pesca soprattutto in situazioni cui, ad esempio, si stà pescando ad una determinata profondità, con una specifica bombarda e si ha la sfortuna di spezzare la lenza. In quel caso si provvede immediatamente ad infilare sulla lenza una zavorra, apparentemente identica alla precedente, ma che, a nostra insaputa, si rivela differente facendoci perdere o guadagnare metri in calata ed ovviamente facendoci recuperare l’esca a profondità differente rispetto alla situazione precedente con conseguente diminuzione delle catture. Proprio per evitare situazioni come quella appena descritta è importante, a mio avviso, scegliere bombarde che, grazie ai materiali ed alla cura con cui vengono realizzate, si caratterizzano per una minuziosa precisione di “G” e come ad esempio le Fassa Specialist Eva le quali vantano inoltre doti di altissima resistenza e durata nel tempo.
Assetti e navigazione
Come accennato anche in precedenza, le bombarde oggi in commercio possiedono diverse linee, si caratterizzano per la loro diversa forma, la loro idrodinamicità, ecc.. Tutte caratteristiche che contribuiscono a variare la loro navigazione in acqua che dipende soprattutto dal posizionamento delle zavorre poste all’interno dell’involucro della bombarda stessa. In base al loro “comportamento” in acqua, le bombarde, vengono quindi suddivise in tre grandi categorie:
Bombarde ad assetto lineare: la bombarda, se recuperata, rimarrà perfettamente orizzontale rispetto alla superficie dell’acqua, se rilasciata tenderà ad affondare più o meno lentamente, a seconda del proprio “G” ma restando in posizione orizzontale; se richiamata risalirà velocemente verso la superficie.
Bombarde ad assetto di punta: a differenza delle bombarde ad assetto lineare, una bombarda ad assetto di punta appare più “veloce” e quindi più indicata a situazioni in cui si rende necessario effettuare un recupero più “aggressivo”. Se recuperata, essa, tenderà ad avanzare diagonalmente e risalire in base alle vibrazioni trasmesse con la punta della canna; lavorando più o meno a zig-zag a seconda della velocità e della tecnica di recupero. Se rilasciata scenderà, di punta, diagonalmente verso l’amo, se richiamata risalirà abbastanza velocemente mantenendo il suo assetto diagonale. Durante l’abboccata sarà utile tenere in tensione il filo al fine di evitare che la bombarda scenda trascinando l’esca con se ed allontanandola dalla bocca del pesce.
Bombarde ad assetto di coda: la bombarda, se recuperata, navigherà sostanzialmente piatta, ma all’occorrenza, potrà essere fatta oscillare su e giù, rispetto alla propria corsia di navigazione, ad esempio mediante pause o recuperi veloci di mulinello. Se rilasciata calerà, piuttosto lentamente, trascinando con se l’esca verso la riva; se richiamata risalirà velocemente verso la superficie. Anche in questo caso, durante l’abboccata, sarà necessario tenere in tensione il filo onde evitare un’improvvisa discesa dell’esca verso il fondo con conseguente allontanamento dalla bocca della trota. L’assetto in acqua è quindi un elemento caratteristico di ogni serie di bombarde; il quale si mantiene costante per qualsiasi modello di bombarda che compone la serie stessa. Non si tratta di un elemento fondamentale da considerare nella scelta della bombarda, in base alle condizioni di pesca, ma ogni pescatore predilige bombarde ad assetto di punta, piuttosto che di coda o lineare a seconda dei propri gusti personali e della propria “mano”.
Lenza e scelta della bombarda
La lenza con la bombarda è semplicissima e la si realizza infilando, prima di tutto, la bombarda sulla lenza madre, iniziando dalla parte dell’astina; si procede poi infilando un paracolpi, costituito da una perlina in gomma o una molla conica, allo scopo di salvaguardare il nodo. Successivamente si lega l’indispensabile girella tripla al cui capo opposto viene annodato il terminale, costituito da uno spezzone di fluorocarbon, della lunghezza variabile da 120cm fino ad oltre 200cm, tipicamente della misura 0,16mm. Infine, ovviamente, l’amo la cui misura, tipicamente compresa tra n.4 e n.10, andrà scelta in base all’esca che si vuole utilizzare ed il tipo di innesco che si desidera effettuare. La lunghezza del terminale, così come il diametro del filo, andranno scelti in base alla situazione tenendo conto del fatto che: in presenza di trote “aggressive” si prediligeranno terminali corti (120-150cm). Più le trote appariranno svogliate e sospettose e più si procederà allungando lo spezzone terminale e riducendo il diametro del filo utilizzato, allo scopo di ottenere una sempre più naturale presentazione dell’esca, fino a raggiungere lunghezze superiori ai 2 metri e diametri prossimi allo 0,12mm. Ovviamente anche la bombarda dovrà essere scelta in base alla situazione di pesca: il peso della zavorra da utilizzare va scelto in base alla distanza che si intende raggiungere, prestando attenzione al fatto che tale peso rientri nel castig della canna che si possiede. Mentre per quanto riguarda il fattore “G” si prediligeranno bombarde con un “G” più elevato in presenza di trote “aggressive” che prediligono un recupero veloce dell’esca; mentre un “G” sempre minore in presenza di trote poco propense ad abboccare e per un recupero sempre più lento. Consiglio di “caricare”, sulla bobina del mulinello, un buon nylon dello 0,16mm il quale però, durante la fase di lancio, sarà in grado di resistere a lenze con zavorre fino a 20gr di peso oltre il quale si renderà necessario ricorrere al l’impiego del cosiddetto: “shock leader”. Esso non è altro che: uno spezzone di filo, nel nostro caso avente un diametro dello: 0,22mm – 0,25mm, lungo all’incirca il doppio della canna, il quale deve essere saldamente annodato da un capo al filo imbobinato sul mulinello mentre dall’altro alla girella tripla ed il cui scopo è quello di reggere lo strappo violento del lancio. Molti di voi sicuramente si chiederanno: “Perché non mettere direttamente in bobina un nylon di diametro superiore?” La risposta è semplice: l’attrito prodotto dal filo che scorre negli anelli e la resistenza che esso oppone al lancio è tanto minore, quanto minore sarà il suo diametro; utilizzando quindi nylon di diametri elevati si raggiungerebbero distanze di lancio minori. Il punto dolente dello shock leader è il nodo di giunzione fra lo stesso ed il trave (filo imbobinato sul mulinello); tale nodo dovrà avere un’elevata tenuta ed allo stesso tempo risultare di dimensioni particolarmente ridotte in modo da limitare al massimo l’attrito sugli anelli durante la fase di lancio; in quanto tale attrito, oltre ad essere deleterio per l’attrezzatura, ridurrebbe sensibilmente la distanza di lancio.
La maracas
Il mese di dicembre segna l’inizio della stagione invernale ma che però, non sempre, presagisce temperature estremamente rigide sin dai primi giorni; in questo periodo, ma non solo, capita spesso di scorgere branchi più o meno numerosi di trote appena sotto la superficie dell’acqua, le quali appaiono, a volte, completamente disinteressate nei confronti della nostra esca. In situazioni come queste, in cui non è sufficiente ricorrere a modifiche della lenza allo scopo di una sempre più naturale presentazione dell’esca per ottenere attacchi, si rivela spesso appagante ricorrere ad una bombarda un po’ particolare comunemente chiamata: “Maracas®”. Come è noto, le Maracas sono strumenti musicali di origine sudamericana, costituiti da una zucca cava riempita di sassolini; lo stesso nome che, nel mondo della pesca, è divenuto un marchio registrato dalla ditta Dream, è stato adottato per identificare una “boccetta” galleggiante contenente al suo interno alcuni pallini di piombo. Questi pallini servono per far “suonare” la boccetta in pesca durante il recupero a tremarella: il “suono” prodotto, o meglio le vibrazioni in acqua, attirano le trote, determinando spesso una notevole differenza in termini di catture rispetto alla normalissima bombarda galleggiante (ossia G0). Non è una fantasia e neppure una moda: lo dicono i risultati agonistici di chi ha adottato il sistema e lo dice anche la sua rapida diffusione fra i pescatori. Per quanto riguarda il recupero vale sempre la solita tecnica della tremarella: effettuata mantenendo la canna alta, in posizione quasi verticale ed effettuando un recupero molto lento di mulinello a volte alternato anche a pause più o meno lunghe. Nel momento in cui si avverte l’abboccata, ci si ferma completamente, sia con la canna che con il mulinello, attendendo la solita partenza decisa del pesce, che si manifesterà sulla cima della canna, per poi ferrare con decisione. La montatura per la maracas è praticamente la stessa identica utilizzata per la bombarda; ossia partendo dalla cima della canna ed arrivando all’amo la sequenza di montaggio è: ovviamente la maracas, poi una perlina salvando, la solita immancabile girella tripla ed infine lo spezzone terminale di lenza per il quale si utilizzerà un filo di diametro 0,12mm – 0,16mm lungo all’incirca 200cm. In presenza di trote indolenti poste poco più in profonditàè possibile aggiungere una o più zavorre come ad esempio: pallini di piombo del n° 3 o styl della misura n° 18 a circa 50cm dall’amo per far si che l’esca affondi leggermente. Un’alternativa altrettanto valida è quella di sostituire la zavorra con un’altra girella tripla, spezzando nuovamente la lenza; essa fungerà da piombo facendo affondare lentamente l’esca e favorirà ulteriormente la rotazione dell’esca.
E se non bollano?
Quando ci si reca in un lago di pesca sportiva, uno dei fattori da considerare, per ottenere un buon risultato, è sicuramente quello di cercare di localizzare la zona e di intuire la profondità a cui staziona il branco di trote in attività. Per fare ciò, oltre a considerare la stagione in cui ci si trova, ed affidarsi alla propria esperienza maturata nel lago stesso, è importante, in particolar modo durante la stagione primaverile ed autunnale, fermarsi qualche istante ad analizzare lo specchio d’acqua cercando di scorgere qualche bollata; ossia il movimento d’acqua causato da un pesce che risale in superficie. Specialmente in autunno ed in primavera si potranno notare sia frequenti bollate che le cosiddette “strisciate”; ossia il movimento d’acqua causato dalle pinne delle trote che si muovono appena al di sotto della superficie. La bollata delle trote a galla è una bollata molto lenta e frequente; si noteranno infatti moltissime bollate vicine tra loro e spesso una dopo l’altra. Esse formeranno dei cerchi concentrici sulla superficie che vanno allargandosi fino a sparire ed osservando con attenzione, spesso si potrà intravedere il branco di trote identificato come una macchia scura sotto il pelo dell’acqua. Tutti questi movimenti a pelo d’acqua ci consentiranno di individuare il punto esatto in cui staziona il branco di trote e dove dovremo quindi lanciare la nostra esca utilizzando ad esempio una delle lenze appena descritte: la bombarda o la maracas. Il mese di dicembre segna però anche l’arrivo dell’inverno le cui rigide temperature provocano un conseguente abbassamento della temperatura dell’acqua causando la diminuzione dell’attività delle trote. Se non si scorgono quindi frequenti bollate o “strisciate” ma la superficie del lago appare completamente piatta, in presenza di temperature rigide, può essere sintomo del fatto che le trote, stazionano già a ridosso del fondo e nei pressi del sottoriva, come tipicamente accade in inverno. In situazioni come questa si renderà quindi necessario insidiare le trote più in profondità ricorrendo così all’impiego di lenze come: il piombino, la catenella, il saltarello, ecc lasciate calare e recuperate in profondità alla ricerca delle trote “nascoste”. Questi ed altri argomenti utili per affrontare al meglio la stagione invernale saranno trattati, in modo dettagliato, sul nuovo numero della rivista che troverete in edicola il mese di dicembre.
By Bonez