Approfondimenti trota lago:

In questa sezione pubblicheremo alcuni nostri articoli in cui approfondiremo alcune tecniche di pesca mirate o eventuali lenze con accorgimenti particolari destinati a chi già conosce questa fantastica tecnica di pesca ma non vuole smettere di migliorarla e migliorarsi.

Un accessorio dal costo irrisorio ma che, allo stesso tempo, si rivela molto utile e pratico è sicuramente il cosiddetto: "rotolino avvolgilenza". Si tratta di un disco, del diametro di circa 4-5 cm, solitamente in eva o in sughero, utile per avvolgere i terminali, più o meno lunghi, delle "nostre" lenze realizzate sulle varie canne, prima di riporle in auto, o in qualsiasi luogo, al fine di preservarne le condizioni del filo. Spezzoni terminali corti, come ad esempio quelli di una lenza a galleggiante o a piombino, potrebbero anche essere fissati, sulla canna stessa, senza ricorrere all'utilizzo dei rotolini avvolgilenza ma in casi di terminali lunghi 100, 200 o 250cm questa operazione risulterebbe alquanto complicata con conseguente rischio di deterioramento del filo stesso così, accessori come i dischetti in eva si rivelano, a mio avviso, particolarmente utili e pratici. Lo scopo per il quale ho scritto questo brevissimo articolo non è però quello di descrivervi questo "banale" ma utilissimo accessorio, il quale non necessita di una dettagliata descrizione, ma bensì, viste le numerose richieste ricevute sul forum e privatamente, quello di mostrarvi, con un video, un metodo molto semplice e pratico per utilizzare al meglio i rotolini avvolgilenza. Vi lascio quindi alla visione del filmato dopo la quale potrete postare, come di consueto, le vostre domande utilizzando i commenti sotto all'articolo o il forum di Macinator.

 

 

by Bonez

Come, quando e perché?

Trattando l'argomento trota lago e riferendosi in particolare al tema: "Pesca con la bombarda" capita sicuramente, prima o poi, di sentir parlare di: "Allineamento". Con il termine: Allineamento ci si riferisce a quella semplice serie di operazioni che è consigliabile eseguire ogni qualvolta si effettua un lancio a lunga distanza con la bombarda e che ha lo scopo di allineare la lenza eliminando la cosiddetta "pancia" del filo che si viene inevitabilmente a creare tra la cima della canna e la bombarda. Grazie all'operazione di allineamento si riesce così ad ottenere un contatto diretto con la zavorra, e quindi con l'esca, aumentando di conseguenza la percezione dell'eventuale abboccata anche a lunghe distanze. Possiamo quindi affermare che: effettuare l'allineamento non è indispensabile, ma allo stesso tempo risulta molto utile ai fini di ottenere un miglior contatto con l'esca ed una miglior gestione dell'abboccata ed è consigliato effettuare tale operazione con zavorre da 15 grammi in su ed in particolare durante una pesca estiva in profondità. Si ottiene invece, dall'allineamento, un beneficio minore pescando in superficie se non in condizioni di vento forte o moderato; condizioni in cui, inevitabilmente, la "pancia" del filo tende ad aumentare ed è quindi utile ridurla al minimo. 

L' allineamento a galla: 

Allineare a galla è un'operazione molto semplice: è infatti sufficiente recuperare qualche metro di filo non appena la bombarda tocca l'acqua, in maniera tale che la lenza sia perfettamente "in tiro", garantendo così il contatto diretto con l'esca. Per far ciò basta effettuare 3/4 giri VELOCI di manovella del mulinello subito dopo che la bombarda sarà atterrata sulla superficie dell'acqua, per poi iniziare la consueta fase di recupero della lenza in attesa di una sempre gradita abboccata.

L'allineamento in profondità:

Allineare in profonditàè invece un'operazione un pochino più articolata, ma allo stesso tempo più utile e facile da mettere in pratica che da descrivere. Ai fini di raggiungere sempre la stessa profondità di pesca, lancio dopo lancio, è consigliabile, durante una pesca estiva, eseguire due differenti operazioni di allineamento in due precisi e distinti momenti. In primo luogo si effettuerà quindi l'operazione di allineamento non appena la bombarda toccherà l'acqua, esattamente allo stesso modo in cui si procede allineando a galla; successivamente, si effettuerà la conta dei secondi per far si che la bombarda raggiunga la profondità di pesca desiderata ed una volta terminato il conteggio; mantenendo la canna bassa, si effettueranno, per 2/3 volte, 3/4 giri VELOCI di manovella del mulinello alternati tra loro da una cosiddetta "pompata" mantenendo la canna bassa. Una volta eseguita questa breve serie di operazioni la "pancia" del filo sarà stata eliminata ed avremo così ottenuto un contatto diretto con l'esca; si potrà quindi procedere con il recupero della lenza in attesa di una sempre gradita abboccata.

Considerato il fatto che l'operazione di allineamento è più semplice da effettuarsi rispetto a quanto non lo sia spiegarla a parole cerco di spiegarmi meglio con un video:

 

by Bonez

 

Durante il periodo invernale, quando le temperature calano vertiginosamente, diminuisce conseguentemente di parecchi gradi anche la temperatura dell’acqua, raggiungendo temperature molto basse a tal punto da favorire la formazione del ghiaccio in superficie in alcuni punti del laghetto o, in alcuni casi, anche sulla totalità del lago; se si tratta di cave di piccole dimensioni con acqua non mantenuta in movimento. In questo periodo, come già evidenziato anche nell’articolo: “trote e stagioni”, le trote tendono a stazionare nelle immediate vicinanze del sottoriva, a ridosso del fondo, ma la loro voracità, la loro rapidità ed  il loro metabolismo subiscono, un brusco calo costringendoci così ad effettuare una pesca molto “lenta” ed attenta. Indipendentemente da quale sia la lenza utilizzata, si dovrà effettuare un recupero molto lento dell’esca, per far si che essa non si sollevi troppo dal fondale e per far si che essa stazioni la maggior parte del tempo possibile vicino alle trote ferme sul fondo, invogliando il loro appetito. Durante la fase dell’abboccata, che in molti casi, vista la scarsissima voracità delle trote, potrebbe risultare quasi impercettibile, è necessario arrestare completamente il recupero e concentrare tutta l’attenzione alla cima della canna o all’astina del galleggiante per poter percepire ogni singola tocca e stabilire l’esatto momento in cui ferrare. Le principali tecniche di pesca da adottare, in questo periodo dell’anno, sono fondamentalmente due: la pesca a striscio con il galleggiante e la pesca con il piombino.

La pesca invernale con il galleggiante:

Scegliendo di adottare questa tecnica di pesca per insidiare le trote durante il periodo invernale, si inizierà preparando la lenza seguendo le indicazioni già descritte QUI; utilizzando galleggianti di peso compreso tra 1,5 e 4 grammi a seconda della distanza di lancio che si vuole raggiungere ed a seconda della diffidenza del pesce che si deve insidiare:

trote piuttosto decise ----------> galeggiante 3 - 4 gr

trote piuttosto apatiche --------> galleggiante 1,5 – 2 gr

Preparata la lenza è importante accertarsi che l’esca raggiunga le trote a ridosso del fondale; è quindi necessario spostare il galleggiante sulla lenza alla giusta distanza tra esso e l’amo; affinché questa distanza sia la stessa che c’è tra il fondale del lago e la superficie dell’acqua, garantendoci così di trovarci con la nostra esca a ridosso del fondo. Uno dei metodi più semplici e veloci, per stabilire la giusta posizione del galleggiante sulla lenza, è quello di effettuare diversi lanci nella zona di pesca, spostando di volta in volta di una trentina di centimetri il galleggiante, in direzione opposta all’amo, finché esso non rimarrà appiattito in superficie, segno che i piombi della nostra lenza appoggiano sul fondale. Raggiunta questa situazione sposteremo il nostro galleggiante più in basso (verso l’amo),  più o meno della stessa distanza che c’è tra i piombi della lenza e l’amo; così facendo il galleggiante tornerà ad assumere la corretta posizione in acqua e ci troveremo ad avere la nostra esca a ridosso del fondale. Certi di pescare alla giusta profondità, una volta effettuato l’innesco con una doppia camola o con un’esca a piacimento, è quindi possibile iniziare con la vera e propria azione di pesca che sarà costituita da lanci piuttosto corti (10 – 20 metri da riva, ma spesso anche meno), ma soprattutto da un recupero molto molto lento della lenza, effettuato solamente con brevissimi e rapidissimi “strappetti”, impressi con la cima della canna, ed utilizzando il mulinello solamente per avvolgere il filo in eccesso. Durante il lento recupero, che può essere alternato a brevi soste, è molto importate concentrare l’attenzione verso l’astina del galleggiante che potrà spesso subire “toccate” quasi impercettibili. Avvertita la prima “tocca”, sul nostro galleggiante, sarà quindi necessario arrestare completamente il recupero per seguire l’abboccata, attendendo che il galleggiate affondi per poi ferrare con decisione. Nel caso in cui si incontrassero difficoltà nell’avvertire le abboccate può essere utile alleggerire la lenza utilizzando galleggianti di forma più allungata e di peso inferiore ed effettuando una piombatura “aperta” con 10 – 15 pallini.

La pesca invernale con il piombino:

L’alternativa molto utilizzata ed indicata alla pesca con il galleggiante durante la stagione invernale è quella con il classico piombino, la cui lenza può essere effettuata seguendo le indicazioni di QUESTO articolo. Considerato che, il recupero dell’esca deve però avvenire a ridosso del fondale, e può spesso capitare di trovarsi in situazioni in cui esso sia irregolare e presenti ostacoli è consigliabile utilizzare come zavorra, per la preparazione della lenza, un piombino detto: “saltarello”

Il saltarello, come potete notare dalla foto, non è altro che un semplice piombino fissato però ad una sua estremità ad un’astina che avrà il compito di ridurre le possibilità di incaglio del piombo sul fondale durante il recupero a ridosso di esso. Il terminale della lenza dovrà invece avere lunghezze comprese tra i 40 ed i 60, 70 centimetri al massimo, distanza che può essere leggermente aumentata in caso di trote eccessivamente apatiche o leggermente più “staccate” dal fondo. Anche in questo caso non si dovranno raggiungere distanze di lancio eccessive, ma sarà importantissimo attendere che il piombo raggiunga il fondo e si appoggi su di esso prima di iniziare il recupero; situazione che viene manifestata dal filo della nostra lenza che passerà dall’essere teso allo stato di presentare una “pancia” tra il cimino della canna e la superficie dell’acqua. Certi quindi che il piombo e la relativa esca abbiano raggiunto il fondo possiamo iniziare il recupero che dovrà essere, anche in questo caso, molto lento ed effettuato con i soliti “strappetti” impressi con la cima della canna ed utilizzando il mulinello solamente per avvolgere il filo in eccesso. Potremo anche in questa situazione alternare il recupero a brevi soste, senza mai perdere la nostra concentrazione rivolta alla cima della canna in attesa di avvertire la spesso impercettibile “tocca” della trota, per poi arrestare completamente l’azione di recupero ed attendere che essa ingoi l’esca manifestando sul vettino una partenza leggermente più decisa che ci permetterà di ferrare. Nel caso in cui ci si trovi in situazioni di fondale piuttosto pulito e privo di incagli con trote particolarmente apatiche è possibile utilizzare lenze realizzate con “sonar” o "catenelle di styls” comportandosi sempre allo stesso modo per quanto riguarda le operazioni di recupero e di ferrata.

Concludendo, è importante sottolineare che sia che si peschi a galleggiante oppure a piombino è sempre comunque importante mantenere molta calma nel recupero e soprattutto non avere nessuna fretta di ferrare, ma attendere a volte anche parecchi secondi, che la trota ingoi completamente l’esca prima di ferrare onde evitare spiacevoli “ciccate”.

by Bonez

 

Come, quando realizzarlo e perchè...

nodo shock leader

Sia che si parli di agonismo, che di pesca "ad ore", nella pesca alla trota in laghi di modeste dimensioni, si ha spesso l’esigenza di raggiungere notevoli distanze di lancio per riuscire ad effettuare qualche cattura. In questi casi, l’utilizzo di monofili di diametro particolarmente ridotto ed il contestuale impiego di una bombarda da 30 – 35 grammi, unita ad altri fattori quali la tecnica di lancio, la “reattività” della canna e le caratteristiche di imbobinamento di specifici mulinelli, permettono al pescatore di poter raggiungere distanze davvero notevoli. Anche se può sembrare scontato ci tengo comunque a ricordare che l’attrito prodotto dal filo che scorre negli anelli e la resistenza che esso oppone al lancio è tanto minore, quanto minore sarà il suo diametro; è altrettanto risaputo che il lancio sarà tanto più lungo quanto maggiore sarà il peso della bombarda utilizzata. Purtroppo però, non è possibile accoppiare questi due elementi in quanto un nylon di diametro troppo sottile non riuscirebbe a sopportare un grande “sforzo” come quello generato durante la fase di lancio da una zavorra di 30 grammi ed oltre. Per tale motivo è essenziale quindi che il filo abbia un carico di rottura sufficientemente elevato per poter resistere a questo “shock”, ma utilizzando un nylon di diametro elevato (es 0.25 mm) si raggiungerebbero distanze di lancio molto limitate.

Così, per poter raggiungere distanze di lancio elevate con bombarde da 25 – 30 grammi ed oltre si ricorre all’impiego del cosiddetto “Shock leader”; ossia uno spezzone di filo di lunghezza pari al doppio della lunghezza della canna, solitamente di diametro 0.22 – 0.25 mm, saldamente legato al filo (0.16 mm) “imbobinato” sul mulinello che funga da “parastrappi” in fase di lancio, ma che grazie al sottile diametro del filo in bobina consentirà di raggiungere distanze di lancio elevate. Il punto dolente dello shock leader è il nodo di giunzione fra lo stesso ed il trave (filo imbobinato sul mulinello); tale nodo dovrà avere essenzialmente due caratteristiche: dovrà essere estremamente resistente e dovrà, inoltre, essere di dimensioni particolarmente ridotte per limitare al massimo l’attrito sugli anelli durante la fase di lancio (tale attrito oltre ad essere deleterio per l’attrezzatura ridurrebbe sensibilmente la distanza di lancio). Il nodo che consiglio quindi di realizzare per effettuare questa giunzione è chiamato: “nodo di sangue” e la sua realizzazione è la seguente:

Metodo 1 shock leader

Metodo 2nodo sangue 

Ci tengo a sottolineare che è molto importante che il volume del nodo sia il più ridotto possibile; vi invito quindi a realizzare il nodo avendo cura che risulti il più sottile possibile e di tagliare molto a filo i “baffetti” di filo in eccesso. In quanto al filo da utilizzare per effettuare lo spezzone shock leader, dal mio punto di vista, siete liberi di scegliere quello che volete, purchè abbia un diametro 0.22 – 0.25 mm ed un buon carico di rottura. Concludo questo articolo con un ultimo suggerimento: se avete dubbi sulla resistenza e tenuta del nodo che avete appena realizzato o se avete il timore che esso si possa sfilare; al termine della realizzazione del nodo, ponete sul nodo stesso, una goccia di cianoacrilato (Super Attak) ed otterrete un fissaggio completo del nodo.

by Bonez

Il risultato finale dovrà essere all'incirca questo:

nodo sangue

 

Chiunque di voi si fosse avvicinato al fantastico mondo della pesca alla trota in lago avrà sicuramente visto con i propri occhi, o per lo meno sentito parlare di, “come slamare la trota con il dito”. Per chi non lo sapesse, nella pesca alla trota, a livello agonistico, è necessario ottimizzare al meglio non solo l’attrezzatura, ma anche tutti i movimenti e le azioni che vengono effettuate durante l’azione di pesca, per fare in modo che si sprechi il minor tempo possibile , riuscendo così a catturare un maggior numero di pesci durante i brevissimi turni iniziali di gara. Una di quelle azioni che, se non ottimizzata e mal effettuata, causa una perdita di tempo non indifferente, è sicuramente quella della slamatura; la quasi totalità degli agonisti, adotta infatti questa tecnica per liberare le trote catturate dall’amo, senza ricorrere all’utilizzo di appositi “slamatori” in quanto causerebbero un’eccessiva perdita di tempo. Come molti altri accorgimenti utilizzati dagli agonisti, anche questa “tecnica” di slamatura si è diffusa anche nella pesca non agonistica; infatti, molti appassionati di pesca alla trota, pur non trovandosi ad una competizione, utilizzano per comodità questa tecnica per liberare dall’amo, le trote da loro catturate. Se qualcuno di voi non ha mai impiegato questa tecnica di slamatura ,o se avete effettuato comunque dei tentativi senza ottenere risultati soddisfacenti, cercherò ora di spiegarvi quali sono le giuste operazioni da compiere, e gli accorgimenti da adottare, per una buona riuscita dell’operazione. Indipendentemente da dove sia stata allamata la trota (labbro superiore, labbro inferiore o più o meno in profondità) è sempre e comunque necessario mantenere, durante tutta l’operazione di slamatura il filo in tensione. Scegliete voi qual è il metodo che trovate più comodo per farlo, se tenere la canna tra le gambe, aiutarvi appoggiandola al portapesci, ecc; l’importante è che manteniate sempre il filo in tensione. Detto ciò, una volta uccisa la trota,  fate scorrere il polpastrello del dito indice, della mano con cui vi viene più comodo e naturale, lungo il filo ed una volta raggiunto l’amo entrate con il dito, fino in fondo, nella sua curvatura fino a fare appoggiare la punta dell’amo sull’unghia. Incastrato il vostro dito nell’amo è necessario, sempre mantenendo il filo in tensione, spingere con decisione in avanti (verso la gola della trota) effettuando una leggera torsione in direzione diagonale opposta rispetto alla punta dell’amo per far si che esso si liberi dalla bocca della trota. Se effettuate correttamente queste semplici operazioni e manterrete sempre il filo in tensione, libererete l’amo dalla bocca della trota e vi ritroverete con esso incastrato sul vostro dito, pronto per essere innescato con una nuova esca. Dato che si tratta di un’operazione più semplice da effettuare, che da spiegare, ho cercato di rappresentare di seguito, con un’immagine animata, tutte le operazioni da eseguire per una corretta slamatura:

by Bonez

Una di quelle operazioni,  che nonostante possa sembrare alquanto semplice ed irrilevante, deve invece essere effettuata con molta cura, e prestando molta attenzione, è sicuramente quella di avvolgere il nylon in bobina. In molti, che si avvicinano per la prima volta alla pesca, sicuramente non sapranno nemmeno da che parte incominciare, ma anche chi lo ha già fatto, probabilmente, sottovaluta alcuni accorgimenti indispensabili per un corretto avvolgimento del filo che agevola, o comunque non ostacola, il pescatore stesso durante l’azione di pesca. Uno scorretto “imbobinamento” del mulinello, oltre ad ostacolare l’uscita del filo, durante la fase di lancio, e permettere quindi di raggiungere distanze ridotte; può causare inoltre parecchi problemi più gravi tra cui il cosiddetto “backlash”. Con questo termine ci si riferisce al rilascio involontario di spire di filo; un inconveniente che nella maggior parte dei casi comporta il formarsi di una “parrucca” di filo, spesso irrisolvibile, con conseguente rottura della lenza che comporta l’interruzione dell’azione di pesca. Per ridurre al minimo il problema, oltre ad una corretta azione di “imbobinamento” Daiwa, per i suoi mulinelli, ha creato le bobine a conicità inversa denominata ABS; il loro disegno oppone resistenza all'uscita disordinata delle spire di lenza, per cui è possibile caricarle di filo fino all'estremità del bordo, ottenendo lanci molto più lunghi e precisi.

Oltre a considerare l’acquisto di un mulinello Daiwa con tecnologia ABS, per la pesca alla trota, bisogna prestare attenzione anche alla scelta del filo da caricare in bobina che deve avere caratteristiche di morbidezza, buona tenuta al nodo e soprattutto assenza di memoria meccanica; anch’essa causa di probabili “parrucche”. Vediamo ora assieme quali sono tutte le operazioni da effettuare, e gli accorgimenti da adottare, per un corretto caricamento in bobina del nostro nylon, iniziando da come fissare il filo sulla bobina. Per prima cosa è necessario effettuare un’asola detta anche nodo a cappio eseguendo le seguenti operazioni:

Una volta effettuato il nodo a cappio facciamo passare il filo nell’anello più grande della canna (quello più vicino al mulinello).

Proseguiamo poi con il bloccaggio del filo stesso sulla bobina del mulinello effettuando le seguenti operazioni per creare una cosiddetta “gassa”

Una volta creata la gassa si procede al fissaggio della stessa alla bobina del mulinello come indicato in figura:

Effettuate le operazioni di bloccaggio del filo al mulinello si può quindi procedere al caricamento del filo in bobina: immergiamo quindi il rocchetto di filo in una bacinella d’acqua; otterremo così il beneficio di un avvolgimento meno traumatico per il filo. Bagnandosi, infatti, il monofilo si adatterà più velocemente alle dimensioni della nostra bobina e ci permetterà quindi di utilizzare il nostro mulinello immediatamente; se non lo immergessimo in acqua sarebbe invece necessario attendere qualche giorno prima di iniziare a pescare, pena qualche inevitabile parrucca. Una volta immerso il rocchetto di filo in acqua si può procedere con l’avvolgimento, girando piuttosto lentamente la manovella del mulinello, ma è molto IMPORTANTE tenere in tensione il filo tra il pollice e l’indice della nostra mano aiutandoci con una spugnetta o uno straccetto che ha il compito di asciugare leggermente il filo, ma soprattutto quello di preservare le nostre dita da piccoli tagli e bruciature causate dal nylon.

Dopo aver fatto qualche giro di manovella è bene controllare che le spire si sistemino uniformemente sulla bobina del nostro mulinello riempiendola per tutta la sua altezza; nel caso in cui il riempimento non sia uniforme sarà necessario svolgere il filo avvolto e ripetere l’operazione dall’inizio onde evitare le solite “parrucche” causate da un cattivo imbobinamento. Certi che l’avvolgimento stà avvenendo correttamente, possiamo quindi girare la manovella finché avremo riempito completamente la nostra bobina. Un corretto riempimento presenterà le spire uniformemente distribuite su tutta la bobina che deve essere piena quasi fino all’orlo, ma non troppo in quanto, in questo caso, le spire si svolgerebbero troppo facilmente ed accidentalmente causando inevitabili parrucche. Se riempissimo troppo poco il nostro mulinello invece, formando uno “scalino” tra il bordo della bobina e il nylon avvolto; più lo scalino sarà ampio e più le spire incontreranno resistenza durante la fuoriuscita del filo limitando parecchio la nostra distanza di lancio. Potete osservare in questa immagine un mulinello CORRETTAMENTE imbobinato:

Considerato il fatto che le bobine dei mulinelli indicati per la pesca alla trota hanno una capacità di parecchi metri di filo e tenendo conto che durante la nostra azione di pesca ne svolgeremo solamente al massimo un centinaio di metri, onde evitare uno spreco di filo è consigliabile iniziare la fase di riempimento della nostra bobina utilizzando del nylon usurato, vecchio, oppure super economico che fungerà solamente da spessore. Una volta riempita metà bobina circa con del filo da spessore si procederà allo stesso modo, come descritto sopra, caricando gli ultimi 150mt circa di filo “buono”. Ultimato quindi l’avvolgimento in bobina del nostro nylon, seguendo questa procedura, possiamo recarci immediatamente a pesca, ricordandoci però che, il filo, ha una naturale usura dovuta allo sfregamento con gli anelli della canna e del guidafilo del mulinello, all’esposizione alla luce del sole, ecc, e necessita quindi di essere sostituito abbastanza frequentemente. Non è possibile determinare una scadenza temporale univoca e uguale per tutti in quanto l’usura dipende da molti fattori; il consiglio che mi sento di darvi è quindi quello di controllare spesso lo stato del vostro filo e cambiarlo non’appena notate che esso ha perso robustezza, spezzandosi facilmente, o sostituirlo comunque, indicativamente, almeno una volta all’anno.

By Bonez

 

Capita spesso, soprattutto per chi si avvicina all’agonismo, o per chi comunque senta parlare degli agonisti trota lago, di sentire parlare di: “pesca a vista”.  Non si tratta di una vera e propria tecnica di pesca, ma semplicemente, di una pesca che si fa rigorosamente a galla in cui, nella maggior parte dei casi, si utilizza il piombino o comunque la catenella o le sonar, nella quale non si fa altro che  seguire con i propri occhi l’esca dall’inizio alla fine del suo percorso. Questa tipologia di pesca, da effettuare a nostro avviso rigorosamente con l’ausilio di un paio di occhiali polarizzati, viene attuata soprattutto durante le gare e molto spesso nei primi turni di gara; quando, a pochi metri dalla riva, sono presenti branchi di trote appena sotto il pelo dell’acqua. In queste situazioni le trote sono, nel 99% dei casi, estremamente voraci e pronte ad aggredire qualsiasi cosa cada in acqua nelle loro vicinanze. Non’appena la nostra lenza cadrà in acqua subirà numerosi attacchi, da parte delle trote, e non tutti diretti all’esca, ma anche alla zavorra (piombo, catena o sonar che sia) e grazie ai nostri occhi, osservando la nostra esca, potremo vedere quando viene attaccata ed inghiottita per poi ferrare immediatamente, ignorando gli attacchi che avvertiremo sulla cima della nostra canna. Man mano poi che le trote diminuiscono si utilizza la vista per individuare le sagome delle trote appena sotto al pelo dell’acqua, per lanciare poi la nostra esca un po’ più in la rispetto a loro, evitando così di spaventarle. Una volta che l’esca cade in acqua si inizia subito a recuperarla in direzione della trota avvistata, senza preoccuparsi di guardare la cima della canna, ma fissando sempre la nostra esca, che verrà molto probabilmente seguita dalla trota fino al punto di subire un attacco e di essere addentata. A questo punto è necessaria la solita immancabile ESPERIENZA per poter stabilire quale sia il momento esatto in cui ferrare, ma teoricamente possiamo creare due distinzioni: la ferrata “al volo” e la ferrata “assicurata”. La ferrata al volo si effettua spesso durante i primi turni di gara, quando bisogna perdere il minor tempo possibile e consiste nel ferrare al primo attacco della trota, non’appena l’esca sparisce dalla nostra vista. Tra le due tipologie di ferrata, è quella che statisticamente ci garantisce minori probabilità di successo in quanto la trota, soprattutto di piccola taglia, difficilmente tende ad ingoiare subito l’esca, ma prima di masticarla ed ingoiarla sferra diversi attacchi nei confronti della sua preda aggredendola e sputandola alternativamente. Scegliendo quindi di ferrare “al volo” bisogna avere prontezza e reattività in modo da ferrare nel momento esatto in cui l’esca viene attaccata, ma sicuramente prima che essa venga sputata, pena una ferrata a vuoto detta anche “liscio” o lisciata”. Detto a parole può sembrare abbastanza semplice, non è invece altrettanto semplice individuare correttamente questo momento fatidico e quindi saper effettuare una ferrata “al volo” che ci garantisca successo, se non grazie a tantissima ESPERIENZA; se volete quindi imparare a ferrare correttamente “al volo” provate, provate e provate, senza scoraggiarvi di fronte a innumerevoli “lisciate”. Se non state effettuando una gara e non avete quindi necessità di dover risparmiare qualche secondo di tempo, affidatevi alla ferrata che denominiamo: “assicurata”; in quanto statisticamente, se correttamente effettuata, ci garantisce la quasi totalità di successo. Essa consiste, a differenza della precedente, nell’attendere che la trota addenti l’esca e che successivamente si metta a masticarla, prima di ferrare. Il momento della masticazione è facilmente individuabile e riconoscibile osservando la bocca della trota e prestando particolare attenzione alle branchie; le quali, durante la masticazione si muoveranno continuamente; ed è proprio in questa fase che dovremo ferrare. Ovviamente questa è la teoria, la pratica poi richiede in entrambe i casi molta esperienza, non solo per saper individuare il momento in cui ferrare, ma anche per saper interpretare la tipologia di abboccata che ci troviamo a dover affrontare in quel momento. Potrebbe infatti capitare di trovarsi ad avere a che fare con trote particolarmente apatiche, o sospettose, che faticano ad ingoiare l’esca e dover essere in qualche modo “costretti” a dover effettuare una ferrata “al volo” durante uno degli attacchi sferrati nei confronti dell’esca, in quanto rischieremmo di non trovarci mai nella situazione di assistere al momento della masticazione dell’esca. Non sempre quindi saremo noi a dover scegliere quale tipologia di ferrata effettuare, ma in alcuni casi, come ad esempio in quello appena descritto, la scelta della ferrata ci verrà imposta dalle trote stesse e saremo noi a doverci adattare per mettere in pratica la giusta ferrata. Oltre a faticare ad ingoiare l’esca, può capitare, durante le fasi di ricerca, di avere a che fare con trote apatiche che tendono a disdegnare l’esca ignorandola durante il suo passaggio; in questi casi è sicuramente utile, se possibile, variare il colore o il tipo di esca cercando di stimolare l’appetito o la curiosità della trota. Se anche questo non bastasse un ulteriore consiglio è quello di provare a variare le velocità di recupero, passando da un recupero molto lento ad uno molto veloce o di lasciar cadere il piombo verso il fondo; spesso le trote in questo modo vengono molto stimolate ed inseguono l’esca. Così facendo si rischierà però di perdere di vista l’esca e si seguirà quindi l’eventuale abboccata e la conseguente ferrata secondo le normali indicazioni. Ora che abbiamo descritto come avviene la pesca a vista, quali sono gli accorgimenti da adottare e come effettuare la ferrata non rimane che parlare dell’attrezzatura e della lenza da utilizzare: la canna ideale per la pesca a vista è una canna rigida e reattiva. Infatti, dato che l’abboccata viene seguita a vista, non è necessario avere un attrezzo estremamente sensibile, ma è bene che sia invece molto reattivo in modo che non’appena ferreremo la ferrata verrà trasmessa immediatamente. La lenza da utilizzare in presenza di un bel branco di trote è senza dubbio la classica lenza a piombino; utilizzando come zavorra un piombo short o slim da 3-4 grammi: più pesante e tozzo (short) con trote veloci, mentre più leggero e allungato (slim) con trote un po più lente. Il terminale, del diametro 0,18 – 0,20 deve essere tendenzialmente corto per permettere di meglio manovrare l’esca e per essere più reattivi con la ferrata; quindi da 40 a 80 centimetri massimo; anche in questo caso più verso i 40 con trote decise, mentre più verso gli 80 con trote più sospettose. In presenza invece di trote sporadiche e piuttosto apatiche la lenza può subire variazioni sia per quanto riguarda la zavorra, sostituendo il piombino con un vetrino, con le sonar o con una catenella di styls, sia per quanto riguarda il terminale che può essere leggermente allungato ma soprattutto assottigliato utilizzando filo dello 0,12. Qualunque sia la lenza e qualunque sia la situazione il consiglio dei Macinator è quello di avere sempre e comunque molta calma perché pescando le trote a vista è ancora più facile andare in panico; spaventarle, insospettirle, ma soprattutto collezionare una serie di “lisci” infiniti.

by Bonez

Ora vi dimostriamo, con questo video, come si cattura una trota avvistata a pochi metri da riva appena sotto il pelo dell’acqua:

Probabilmente alcuni di voi non ne hanno ancora sentito parlare; altri ne conoscono il nome, magari il design ma nulla di più; e così, in questo articolo, vi voglio presentare una nuova serie di canne da pesca specifiche per la trota lago e realizzate dalla stretta collaborazione tra la ditta: "Majora" ed il giovane campione di pesca trota lago bresciano: Fabio Zeni. Personalmente conosco da parecchio tempo Fabio per nome e per fama, ma, purtroppo, tra differenti impegni agonistici e non, ho avuto modo di conoscerlo meglio soltanto poco tempo fa; quando, tra una chiacchiera

E’ ormai trascorso circa un anno dalla nascita delle prime bolognesi a marchio Fassa le quali, presentate in occasione della manifestazione: “pescare Show 2015”, hanno fatto la loro comparsa sul mercato qualche mese dopo. Realizzate in carbonio alto modulo denominato “CTC” unito ad una bassissima percentuale di resine, le Spirit bolo appaiono estremamente leggere, bilanciate e “scattanti”. Per tutti coloro a cui non fosse ancora chiaro: Fassa, studia, progetta, produce e vende attrezzature da pesca da oltre trent’anni ed in passato lo ha fatto commercializzando alcuni suoi prodotti (tra cui le canne da pesca) con

Accessorio indispensabile per chiunque pratichi la pesca alla trota lago a livello agonistico ma indubbiamente utile anche per il pescatore amatoriale è il: “Cestello portatrote”. Esso, non soltanto, ha il compito di contenere e trasportare le trote ma si rivela, allo stesso tempo, estremamente utile per contenere sia le esche che tutta la minuteria necessaria per la realizzazione delle lenze. Oggi in circolazione ve ne sono moltissimi modelli differenti tra loro, più o meno voluminosi, più o meno capienti, più o meno dotati di “accessori” ed ovviamente più o meno costosi. Non soltanto alcuni tra i

Dal grande successo ottenuto dalle: Switch Lake Trout nasce l'omonima serie di canne, specifiche per la pesca della trota con lenze a galleggiante: Trabucco Switch Trout Float.  Si tratta di un'interessantissima novità 2021, che ho avuto il piacere di "disegnare" per Trabucco. Quattro canne in totale, due prendono il nome di: Float Sense e sono identificate dal colore azzurro; mentre due denominate Float Power ed identificate dal colore giallo. Sia le Float Sense che le Float Power sono disponibili nella lunghezza di cinque e di sei metri. Tutte le Switch Float vengono distribuite in versione già montata con anelli

 

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